venerdì 8 ottobre 2010

Cap & Trade (Taglia e Scambia)

Questo breve video vi spiega con semplicità quale è la soluzione che i nostri governi (o forse dovrei dire i poteri economici che li "guidano") ritengono risolvera' i cambiamenti climatici.
Mentre i giornali affrontano con superficialita' la conferenza sul clima di Copenhagen, senza nemmeno descrivere il contenuto del trattato, il gruppo The story of stuff, lo ha studiato e ha tirato fuori un semplice video che ne spiega il funzionamento. In lingua inglese trovate anche altre informazioni sul sito Cap & Trade.
La soluzione sembra fallimentare già in partenza e sarà probabilmente l'ennesima occasione per far fare business ai soliti speculatori, senza di fatto risolvere alcun problema.





Il transcript del video:



Quando ho sentito dire che i nostri leader si stavano incontrando per parlare di soluzioni, ho tirato un sospiro di sollievo. No? Allora mi sono detta, aspetta un attimo. Che cosa hanno in programma per risolvere questo problema?
Così ci ho approfondito.
E devo dire, non tutte le soluzioni a cui stanno lavorando possono definirsi soluzioni. Infatti, la soluzione leader, conosciuta come "Cap & Trade" (taglia e scambia), o scambio delle emissioni, è in realtà un grosso problema.
So che questa è l'ultima cosa che volete sentire, ma il futuro del nostro pianeta è in gioco, quindi vale la pena prendersi del tempo per capire cosa sta succedendo.
Okay, metti dei tizi al centro della cosiddetta soluzione.
Tra questi ci sono persone della Enron, che ha progettato il commercio di energia, e i finanzieri di Wall Street, come Goldman Sachs, quelli che ci hanno portato alla crisi dei mutui subprime.
Il loro compito è quello di sviluppare un nuovo mercato.
Essi rivendicano le loro richieste e quando tutti, compresa la nonna, vogliono partecipare, se la danno a gambe con enormi quantità di denaro, visto che il mercato diventa un'enorme bolla pronta a scoppiare.
La loro ultima bolla è appena scoppiata e ora hanno una nuova idea per un mercato: scambio di emissioni di anidride carbonica. Sono in procinto di sviluppare una nuova bolla di 3 mila miliardi. Ma quando questa scoppiera', non tocchera' solo i nostri portafogli azionari. Potrebbe smontare tutto!
Come funziona il "Cap & Trade"?
Beh, quasi tutti gli scienziati piu' seri concordano che se vogliamo evitare il disastro climatico dobbiamo ridurre la quantità di CO2 nell'atmosfera a 350 parti per milione. Negli Stati Uniti, questo significa ridurre le nostre emissioni dell'80%, forse anche di più, entro il 2050. Il problema è che la maggior parte della nostra economia globale gira grazie ai combustibili fossili, i quali rilasciano CO2: le fabbriche che producono tutte le nostre cose, le navi ed i camion che la trasportano in tutto il mondo, la nostra auto, gli edifici e gli elettrodomestici. Quasi tutto! Quindi, come facciamo a ridurre le emissioni di CO2 dell'80% senza dover ritornare a vivere come nella Piccola casa sulla prateria? Bene, questi tizi del "Cap & Trade" dicono che un mercato azionario di CO2 è il modo migliore per risolvere il problema. Il primo passo sarebbe l'accettazione dai governi di imporre un limite annuale sulle emissioni di carbonio.
Questo è il "cap". E credo sia una cosa buona. Ma come faranno ad assicurare che le emissioni di carbonio rimangano sotto questo limite?
Beh, i governi dovrebbero distribuire una certa quantità di permessi ad inquinare.
Ogni anno ci sarebbero sempre meno permessi finche' non si raggiunge l'obiettivo. Imprese di innovazione, entreranno in campo per la costruzione di alternative pulite e sempre più efficienti. Mano a mano i permessi diventeranno piu' scarsi, e quindi piu' preziosi.
In tal modo le aziende che ne hanno di più, vorranno vendere alle società che ne hanno bisogno.
Ecco dove entrano in gioco i traders. La logica è che dobbiamo rimanere al di sotto del limite. Non importa chi inquina e chi innova. Noi rispetteremo la nostra scadenza, in modo da evitare la catastrofe.
E oh yeah, questi tizi guadagneranno dalle commissioni finanziarie, visto che gestiranno le transazioni di questo racket di miliardi di dollari, ops volevo dire mercato (market). Salvare il pianeta e diventare ricchi, a chi non piacerebbe, giusto? Alcuni dei nostri amici che hanno veramente a cuore il problema, supportano il sistema "cap & trade".
Tanti gruppi ambientalisti che io rispetto. Sanno che non è una soluzione perfetta e non amano l'idea di affidare il futuro del nostro pianeta a questi tizi, ma pensano che sia un primo passo importante e che sia meglio di niente.
Io non sono così sicura. E io non sono la sola.
Un movimento crescente di scienziati, studenti, agricoltori, e lungimiranti imprenditori dicono "Aspetta un attimo!". In realtà anche gli economisti che hanno inventato il "Cap & Trade" per affrontare problemi più semplici come l'inquinamento da fertilizzanti e il biossido di zolfo, dicono che il "Cap & Trade" non potrà mai funzionare per i cambiamenti climatici.
Ecco perché penso che abbiano ragione.
Quando si tratta di qualsiasi tipo di truffa finanziaria, come mutui subprime o schema a piramide Madoff, il diavolo si nasconde sempre nei dettagli. E ci sono un sacco di diavoli nei dettagli della proposta cap & trade.
Il Diavolo numero uno, ha il nome di Permessi Gratuiti, che è il motivo per cui alcune persone chiamano questo sistema "Cap e Giveaway" (taglia e butta via). In questo schema, gli inquinatori industriali otterranno la stragrande maggioranza di queste preziose autorizzazioni Gratis! Quanto più essi hanno inquinato, più otterranno. E' come se li stessimo ringraziando per averci messi nei guai. In Europa, dove hanno provato il sistema Cap & Giveaway, il valore dei permessi e' rimbalzato come pazzi, i costi energetici sono saliti per i consumatori, e indovinate un po? Le emissioni di carbonio sono aumentate! L'unica parte che ha funzionato è stata che gli inquinatori hanno fatto miliardi di dollari di profitti extra.
Gli economisti del MIT dicono che la stessa cosa probabilmente succederà qui negli Stati Uniti. Quei miliardi provengono dalle NOSTRE tasche.
Una vera soluzione sarebbe usare questo denaro per fermare i cambiamenti climatici. Invece di limitarsi a regalare permessi a chi inquina, potremmo venderli ed utilizzare i soldi per: costruire un'economia basata su energia pulita o darne ai cittadini una parte per pagare i prezzi elevati dei carburanti, mentre transitiamo verso energie pulite; oppure condividere con coloro che sono più colpiti dai cambiamenti climatici.
Alcuni la chiamano pagare il nostro debito ecologico. Visto che i nostri paesi ricchi hanno rilasciato la maggior parte di CO2 per secoli, e manteniamo uno stile di vita agiato, abbiamo o no la responsabilità di aiutare i più danneggiati?
E' come se avessimo fatto una grande festa, senza invitare i nostri vicini, e poi gli avessimo presentato il conto per le pulizie. Non e' per niente bello!
Lo sapevate che nel prossimo secolo, a causa dei cambiamenti climatici, interi nazioni isola potrebbero finire sott'acqua e le Nazioni Unite dicono che in Africa, 9 agricoltori su 10, potrebbero perdere la loro capacità di produrre cibo. Una reale soluzione non dovrebbe aiutare queste persone invece degli inquinatori?
Il diavolo numero due è chiamato compensazione.
I permessi di compensazione vengono creati quando una società apparentemente rimuove o riduce le emissioni. Ottengono un permesso, che può essere venduto ad un inquinatore che vuole emettere più CO2.
In teoria, uno compensa l'attività degli altri. Il pericolo è che è molto difficile garantire che il vi sia una riduzione di emissioni reale per creare il permesso.
Eppure tali permessi valgono soldi veri. Questo crea un incentivo molto pericoloso a creare false compensazioni - per barare. In alcuni casi, barare non è la fine del il mondo, ma in questo caso lo è. E ci sono gia' troppi imbrogli in giro.
Ad esempio, in Indonesia, dove la Sinar Mas Corporation ha tagliato foreste indigene, causando grande distruzione ecologica e culturale. Poi, hanno preso il deserto che hanno creato e piantato palme d'olio. Indovinate che hanno ottenuto? Yup, permessi di compensazione. Carbonio in meno? No. Carbonio in piu'? Puoi scommetterci.
Le aziende possono anche guadagnare compensazioni non facendo nulla.
Ad esempio, gli operatori di una fabbrica inquinante possono dire che stavano progettando di espandere del 200%, ma ridotto i piani per espandere solo del 100%. Per tale domanda senza senso, ricevono permessi di compensazione, che possono vendere a qualcun'altro per inquinare! E' veramente stupido! L'elenco delle truffe va avanti e molte delle peggiori avviene nel cosiddetto Terzo Mondo, dove le grandi imprese fanno quello che vogliono, a chi vogliono. E con le norme permissive ed le regole in materia di compensazioni,possono ottenere permessi come niente fosse. Diavoli uno e due, Cap e Giveaway e Compensazione, rendono il sistema ingiusto e inefficace.
Ma il diavolo ultimo, che io chiamo Disrtrazione, lo rende addirittura pericoloso.
Ci sono soluzioni reali là fuori, ma il "cap & trade" con le sue lacune e le promesse di ricchezze ha fatto dimenticare a molte persone quali sono le reali soluzioni. Non abbiamo nemmeno trovato un accordo globale su un tetto di emissioni di carbonio, e duh, questo è il cosa conviene il cap and trade. Ma invece di spingere per un accordo equo e forte, abbiamo deciso di mettere il carro davanti ai buoi e concentrarci su schemi di scambi e compensazioni.
Con tutti i progetti fasulli di compensaizione, omaggi a grandi inquinatori, e l'incapacità di affrontare le ingiustizie dei cambiamenti climatici come pensiamo che il Terzo Mondo possa salire a bordo con un tetto globale? Ne dubito. Se un cap & trade non ci fara' ridurre le emissioni di carbonio, sara' una distrazione pericolosa.
Non abbiamo bisogno che questi tizi progettino una soluzione.
Noi, con i nostri governi, possiamo fare le leggi e farlo da soli. Nel mio paese (USA), abbiamo già una legge, il Clean Air Act, che conferma che il CO2 è un inquinante che la nostra agenzia ambientale puo' tagliare. Cosa stiamo aspettando? Vai EPA, vai! Taglia le emissioni! Mentre, una proposta cap & trade statunitense del 2009 spazza via il Clean Air Act, lasciando al mercato il compito di risolvere il problema. Se il cap & trade indebolisce la nostra capacità di fare leggi forti, è una distrazione.
I cittadini interessati da tutto il mondo devono parlarene e chiederedi ridisegnare le nostre economie lontano dai combustibili fossili. Ma cap and trade fara' credere ai cittadini che tutto andrà bene, se guidiamo di meno, cambiamo le nostre lampadine e lasciamo che questi tizi facciano tutto il resto.
Se "cap and trade" crea un falso senso di progresso, è una distrazione pericolosa. Questo "cap and trade" serve per lo più a tutelare gli affari, come al solito.
Proprio adesso, gli Stati Uniti sovvenzionano combustibili fossili a più del doppio del tasso delle energie rinnovabili.
Cosa? Non dovremmo proprio sovvenzionare combustibili fossili! Questi tizi non sembrano rendersi conto che il modo più semplice per tenere il carbonio fuori l'atmosfera è di lasciarlo al sicuro sotto il terreno.
Il deputato del congresso americano, Rick Boucher, un amico conosciuto dell'industria del carbone ha promosso il Cap & Trade. Ha detto che "rafforza l'ipotesi di continuare a utilizzare il carbone per i nostri giocattoli".
Nessuna legge che incoraggi l'uso dei CO2 può fermare i cambiamenti climatici. Punto.
Limiti forti, leggi forti, l'azione dei cittadini, e imposte sul carbonio per estinguere il debito ecologico e creare una economia basata su energia pulita, è così che possiamo salvare il nostro futuro.
La prossima volta che qualcuno vi dice che cap and trade è la soluzione migliore, non credetegli! Meglio se ci parlate.
Probabilmente anche loro vogliono un futuro al sicuro dai cambiamenti climatici.
Forse hanno solo dimenticato che si puo' trovare un compromesso su un punto prima ti trovare una vera soluzione. So che tutti non vorremmo rimetterci nulla, salvare il pianeta ed arricchirci facendolo.
Ma siamo realisti! Questa è la più grande crisi che l'umanità abbia mai affrontato.
Non la possiamo risolvere con la loro mentalità, la stessa che ci ha portato in questo pasticcio.
Abbiamo bisogno di qualcosa di nuovo.
Non sarà facile, ma è tempo di pensare in grande.
È arrivato il momento di progettare una soluzione ai cambiamenti climatici che funzioni davvero.


Fonte:

http://cambiamoci.blogspot.com/2009/12/il-meccanismo-cap-trade-nel-trattato.html

venerdì 1 ottobre 2010

La Storia dei Cosmetici

Dopo “La storia delle cose”  e “La storia dell’Acqua in bottiglia” Annie Leonard ha prodotto un nuovo documentario. La storia dei cosmetici esamina, in modo semplice ed efficace, cosa si cela dietro il nostro consumo quotidiano di prodotti per l'igiene personale. Shampoo, creme, lozioni, profumi, saponi... Quante sostanze chimiche pericolose per la nostra salute si nascondono in bagno? E quali sono le possibili alternative?


 

 


Versione Doppiata in italiano:





Versione in Inglese, con sottotitoli in Italiano:





Maggiori info su: http://storyofstuff.org/cosmetics/

giovedì 30 settembre 2010

La storia dell’Acqua in Bottiglia

Dopo “La storia delle cose” Annie Leonard ha prodotto un nuovo documentario.

La Storia dell'acqua in bottiglia, realizzata per la Giornata Mondiale dell' Acqua del 22 marzo 2010, racconta come nasce una domanda artificiale.

L'acqua in bottiglia spesso è meno controllata di quella potabile, meno buona, più costosa e molto più inquinante, ma sono ancora milioni le persone nel mondo che continuano a berla.



Versione Doppiata in italiano:

 

 






Versione in Inglese, con sottotitoli in Italiano:





Maggiori info su: http://storyofstuff.org/bottledwater/

mercoledì 29 settembre 2010

Zuppa di Cipolle e Porri (la parte verde)




Periodo di porri, mi piacciono un sacco e si possono fare in mille modi diversi, però in tutte le ricette viene specificato di usare solo la parte bianca del porro.
Così mi sono dato da fare e ho cercato in giro se c’è qualche ricetta dove poter utilizzare anche la parte verde del porro, riducendo così gli scarti.

Non si trova molto in giro, il metodo classico per usare la parte verde è nella preparazione di un buon brodo vegetale, una volta pronto il brodo si butta il porro.

Stavo quasi rinunciando quando ho trovato una ricetta sfiziosa, provata subito ieri sera ed è stata un successone.
La ricetta originale prevede lo scalogno, ma non siamo abituati ad usarlo e quindi non l’avevo in casa, così ho optato per la cipolla.


INGREDIENTI PER 2/3 PERSONE:

2 CIPOLLE
2 PORRI (PARTE VERDE)

OLIO D'OLIVA qb
BRODO VEGETALE

Tagliare i porri a rondelle, lavare bene perché spesso contengono molta terra, tagliare le cipolle, mettere il tutto su una padella con 2 cucchiai di olio d’oliva, fare stufare il tutto per 5 minuti, il tempo che appassiscano bene, intanto in un’altra pentola prepariamo il brodo (magari con il dado fatto in casa).

Quando porri e cipolle sono pronti, svuotare il composto nel brodo, far arrivare ad ebollizione e lasciare andare a fuoco vivace per 10 minuti circa.

Servire nei piatti, una bella grattuggiata di Parmigiano, un filo d’olio a crudo e buon appetito.



Elder

domenica 16 maggio 2010

POLPETTE DI CICORIA

Cicoria di Manenti (che non manca mai nelle cassette)

La cicoria a me piace cruda, tagliata sottile sottile, con olio sale limone e tonno, soprattutto d'estate.

Alle mie bambine invece piace così:



Polpette di cicoria (Trattoria La Piazza, Poggiardo(Lecce)) da “Ricette di osterie d’Italia”:

Mezzo chilo di cicoria, un uovo, un cucchiaio e mezzo di pecorino grattugiato, 2 cucchiai di pangrattato, olio extravergine di oliva, sale e pepe.

Mondate, lavate e sbollentate per cinque minuti le cicorie in acqua salata. Una volta scolate strizzarle bene. Sminuzzarle con le mani e mischiarle con l’uovo, il pecorino, il pangrattato , sale e pepe.

Formate delle palline, schiacciate, e fate friggere nell’olio ben caldo.



Buon appetito, Alessandra

sabato 15 maggio 2010

RISOTTO SENZA CARCIOFI

RISOTTO SENZA CARCIOFI (Carciofi thema – Avicenna)

Alle mie bambine il risotto con i carciofi non piace, però di questo sono golose.

I carciofi thema sono spinosissimi ma morbidissimi (infatti sono favolosi anche crudi tagliati sottili sottili con olio, sale e limone), quindi adatti ad essere frullati senza che restino dei ili di fibra fastidiosi.

Fare un soffritto con olio e poca cipolla, aggiungere i carciofi mondati e tagliati a pezzi compreso il gambo, anch’esso sbucciato.
Dopo poco aggiungere un po’ d’acqua (dovrebbe bastare mezzo bicchiere, se evapora prima aggiungerne ancora) e far cuocere per 10-15 minuti fino a quando l’acqua sarà quasi del tutto evaporata.
Frullare il tutto e rimettere nella pentola. Proseguire come un risotto normale.



Buon appetito, Alessandra

lunedì 10 maggio 2010

FINTE PATATE ARROSTO

FINTE PATATE ARROSTO (Rape bianche-Manenti):


Quando mi sono informata su come cucinare le rape bianche (in
abbondanza nella cassetta invernale di Manenti) un famosissimo cuoco
mi ha consigliato di usarle proprio come le patate.

Allora tolgo la buccia superficiale, le taglio a tocchetti, le faccio scottare in acqua bollente salata cinque minuti e poi le scolo bene.

Infine, le ripasso quindi con il rosmarino in pentola antiaderente finch'è non sono dorate come le patate arrosto.



Buon appetito, Alessandra

GIORNATA IN CASCINA

Da IRIS S.r.l.
UNA GIORNATA IN CASCINA
INCONTRO CON I GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALI
DOMENICA 23 MAGGIO 2010
ore 10,30 convegno

“La Fondazione IRIS utilità e sviluppo, relazione con i G.A.S.”
con la partecipazione dei G.A.S. e di nuovi soci
Comitato “NO AL BITUME” di Calvatone
La Presidente Daniela Benedetti e Maurizio Gritta

TANTI GIOCHI PER I PIU’ PICCOLI
“La fantasia a colori” i colori per giocare
La bottega Arte e Mestieri “El Marengon dé Campagna”
Bonomi Giuseppe e Cavagnini Ezio Maestro del legno
Danze Folcloristiche del Gruppo “Girovagando”
Giochi e animazione con i partecipanti

Per il pranzo…..
tutto biologico € 7,00 a persona i bambini non pagano
parliamo di agricoltura biologica
passeggiando fra siepi e filari
nei campi coltivati da IRIS

PER FACILITARE L’ORGANIZZAZIONE … PRENOTATE
COOP. IRIS 0375/97057 /1 – 0375/977126/1

ordini.gas@irisbio.com www.irisbio.com

VI ASPETTIAMO COME SEMPRE NUMEROSI

giovedì 29 aprile 2010

La Storia delle Cose

Consiglio, caldamente, a tutti di trovare il tempo di guardarsi questo “documentario”, che mostra i costi sociali ed ambientali del nostro sistema di produzione e consumo. Annie Leonard ci spiega qual'é il problema della corsa al consumismo iniziata negli anni 50. Il perché oggi ci stiamo dirigendo contro un muro.



Annie ha passato quasi 20 anni investigando e analizzando questioni di carattere ambientale e giuridico. Ha viaggiato in 40 nazioni, visitato centinaia di fabbriche dove i nostri oggetti sono prodotti e le discariche dove vengono buttati. Testimoniando per prima l'impatto sia del sovraconsumo che del sottoconsumo, Annie si è dedicata fieramente alla bonifica e alla trasformazione del nostro sistema economico ed industriale affinché servissero, piuttosto che indebolire, la sostenibilità ecologica e la equità sociale.


Si ringrazia il progetto dePILiamoci a cura di Roberto Lorusso e Nello De Padova per la traduzione e il doppiaggio italiano.












fonti: http://it.wikipedia.org/wiki/La_storia_delle_cose

mercoledì 21 aprile 2010

GAS Bazar

Quando: domenica 9 maggio (10:00-12:00)


Dove: Oratorio di San Bernardino CREMA


Regolamento:


1) Il GAS Bazar è un mercatino totalmente gratuito organizzato da e per i gasisti GAS un’occasione per risparmiare, condividere, riciclare le cose che non servono più.



2) Tutta la merce esposta è esclusivamente in regalo.



3) Al GAS Bazar si portano: abiti (bambini, adulti), scarpe, giocattoli, piccoli elettrodomestici, casalinghi, libri, riviste, dischi, DVD.



4) Al GAS Bazar non si portano: prodotti alimentari, oggetti danneggiati, non funzionanti e sporchi, oggetti inutili (non è una pesca).



5) All’arrivo ognuno provvederà a riporre la propria merce dove indicato, a seconda della categoria (abiti tutti assieme, libri e dischi, ecc.).



6) Il GAS Bazar è responsabilità di tutti i partecipanti; non c’è un gruppo che organizza, l’allestimento è a carico dei partecipanti.



7) Ognuno è responsabile degli oggetti che porta ed è tenuto a recuperare le proprie cose che nessuno si è preso. Per facilitare il riconoscimento si può scrivere il nome o apporre un’etichetta.



8) Per partecipare non è obbligatorio portare qualcosa.



Riusa, ricicla, risparmia, regala!



Se desiderate:


·I vestiti avanzati potranno essere destinati all’associazione San Vincenzo in Via Marazzi CREMA


·I libri avanzati possono essere messi nel cestone del book–crossing in biblioteca




La filosofia


Ognuno di noi possiede tante cose che spesso se ne stanno li inutilizzate per parecchio tempo. Ogni cosa che possediamo ha un valore e un costo. Ha un valore nel momento in cui circola ed un costo (in termini di spazio, tempo,denaro…) se rimane statica.



L’idea che sta alla base del Gas Bazar è quindi quella di far circolare ciò che abbiamo.


La prima iniziativa è stata il mercatino stagionale d’inverno in cui ci siamo scambiati vestiti, libri, piccoli attrezzi di cucina, giocattoli.


Il nostro desiderio è quella di ripeterlo ad ogni cambio di stagione.


Ma non vogliamo fermarci a questo: vorremmo insinuare l’idea che chiedere è possibile, e soprattutto sostenibile.


Così se prima di effettuare un acquisto spargessimo la voce sul nostro bisogno forse qualcuno tra noi ha ciò che ci serve inutilizzato o da prestare/affittare/regalare.


Creeremo uno spazio bacheca sul sito dove poter pubblicare i vostri annunci di cerco-offro.


Vorremmo anche fare una lista con ciò che siete disponibili a condivdere:



- attrezzi


- libri


- vestiti per bambini


- vestiti per adulti


- giocattoli


- DVD-CD


- Capacità personali (lavoretti che so fare, servizi di assistenza)


- Tempo


- Altro (eccedenze dell’orto o del frutteto,…)



…e tante altre idee che aspettano il tuo aiuto per essere realizzate…

lunedì 22 febbraio 2010

LA PROSSIMA ERA DELLA DECRESCITA

- di Italo Romano -




Per chi è nato negli ultimi cinquanta anni, sotto l’assurda dittatura del Pil, per chi ha vissuto per anni con l’idea che la misura della ricchezza e del benessere sia data il Prodotto interno Lordo. Per chi è abituato a lavorare ogni santo giorno, per oltre otto ore al giorno per un pizzico di benessere in più è un enormità di vita buttata nel cesso. Per chi nonostante soccombe sotto il peso del sistema e nonostante tutto esegue ubbidiente, e per chi il sistema lo cavalca o addirittura lo gestisce, l’idea di frenare questa folle corsa è inapplicabile.

Ingabbiati dal sistema. Senza movimento di uomini e merce non vi è lavoro, senza lavoro non vi sono soldi e senza soldi non si può bere, mangiare, vivere sotto un tetto dignitoso etc. E’ un sistema circolare che, nonostante la sua crudeltà, può sembrare perfetto. Eppure non è così. Difatti negli ultimi anni i costi sociali e ambientali sono stati ingenti, hanno oltrepassato la soglia della dignità civile. Il sistema è circolare ma lo sviluppo è rettilineo. In un mondo finito, quale è il nostro, è impossibile sostenere una crescita continua all’infinito. Ora pensandoci meglio il nostro “perfettissimo” sistema circolare, somiglia di più a un cane che si morde la coda.

Oggi tutto fa Pil: un terremoto, una frana, un incidente d’auto etc. Pensate alla catena messa in moto da un semplice tamponamento senza gravi conseguenze: meccanico per riparare le auto o concessionaria per ricomprarne una nuova, medici e infermieri, poliziotti o carabinieri, soccorso stradale, assicurazione delle auto coinvolte, eventuali avvocati e giudici per una possibile causa, carburante consumato etc. Tutto questo ha contribuito a incrementare il nostro Prodotto interno lordo, che, per i signori economi, corrisponde a un incremento di benessere. Ma questo voi lo chiamate benessere? Allora possiamo arrivare a pensare che in uno nazione dove anche la percentuale di ossigeno che respiriamo è Pil, tutto è ben manovrato dall’alto e la manfrina che ci sorbiamo ogni dì dai telegiornali è puro moralismo.

L’uomo di oggi ha solo una scelta: essere merce o essere consumatore. Questa è l’unica libertà che abbiamo. Secondo la dittatura del Pil la felicità di un individuo è collegata all’ultimo iPad acquistato, all’ultima festa a cui si è partecipato, all’ultima vacanza low cost da cui si è appena tornati(preferibilmente puttan tour) etc. Da questa concezione di felicità il mondo che ne viene fuori è mostruoso!

In questi anni ho visto veri e propri tossicodipendenti da lavoro. Gente costretta a lavorare negli orari e nei giorni più assurdi. A nero, sottopagati, senza diritti, senza sicurezza, come robot o animali da soma. Causa le nuove tecnologie (pensate a quanto ci ha cambiato la vita il cellulare) viviamo a ritmi forsennati, per lo più inumani. La situazione ci è sfuggita di mano, ammettiamolo. Tutto ciò, non è più a misura d’uomo. Ci siamo chiusi in una cella e abbiamo buttato la chiave. Ci siamo resi schiavi di un’unità di misura. Abbiamo dato troppa importanza al vil denaro! Oggi molti sarebbero disposti alle cose più orrende per avere quel poco di ricchezza che gli permettesse di vivere secondo uno dei tanti modelli preconfezionati tra cui questa dittatura ci “permette” di scegliere. E’ una catena di sensi di colpa, finti doveri e reali costrizioni che ci costringe a prendere parte a una lotta che non ci appartiene. Un gioco al massacro che ha una sola regola: il più forte vince e i deboli soccombono!

Questo giochetto ha creato una forte ed evidente disparità nel mondo, ma, se guardiamo bene, anche intorno a noi. I pochi detengono quasi tutto e ai molti non resta che scannarsi per le briciole. Eccovi servite: guerra, rivolte, terrorismo, violenza etc. Dinanzi questo scenario apocalittico non resta altro che provare a dimenticare ed eccovi: droghe, alcool e manie di ogni sorta. Tutto pianificato, gli architetti di questa invisibile dittatura sono stati a dir poco geniali.

Geniali si, ma non perfetti. Questa delirante corsa verso l’infinito ha avuto un inizio e avrà un fine. Noi possiamo scegliare il finale: renderlo dolce, tranquillo e sereno, frenando amabilmente e riscoprendo il gusto della vita; oppure continuare la incosciente corsa fino a schiantarsi contro il muro lì in fondo, travandosi improvvisamente nell’inferno creato dalla nostra cecità.

Che lo vogliamo o no la decrescita sarà il prossimo step. Felice e obbligatoria che sia è la normale conseguenza della sfrenato capitalismo odierno. Il benessere di un uomo non è legato alla quantità dei beni posseduti ma, all’equilibrio che esso riesce a raggiungere con se stesso, i propri simili e la natura che lo circonda. Non so quanto tempo ancora ci separa dell’era della decrescita ma, in alcune zone del mondo è già iniziata: Rifiuti zero, Gruppi di acquisto solidale, energie rinnovabili, ecoedilizia, transizioni etc. Per i più ottusi ci sarà da aspettare di più. Gli schiavi del sistema si accorgeranno del default solo quando noteranno i loro templi del consumo vuoti. Quando le loro richezze saranno tali solo per loro. Quando si accorgeranno che quei pezzi di carta di cui è gonfio il loro portafoglio non potranno più fare la differenza.Per loro la decrescita sarà traumatica, vedrenno crollare i loro dei in un solo giorno e si accorgeranno di quanto sia vuota la loro vita senza di loro.

Sarà decrescita, silenziosa, beata per alcuni, violenta per molti. Alla fine della corsa, guardandoci intorno, ci accorgeremo che non sempre la metà vale il viaggio. A tutti sarà evidente che la decrescita sarà appagante, rivitalizzante, etica e sopratutto felice…


Fonte: http://www.oltrelacoltre.com/

giovedì 28 gennaio 2010

Calendario Frutta e Verdura di stagione

Ormai siamo abituati a trovare qualunque tipo verdura, e frutta, in qualsiasi periodo dell’anno, grazie alle serre, alle importazioni, alle nuove tecniche colturali, ma siamo sicuri che questo sia veramente indice di benessere?



Intanto il sapore non sarà mai paragonabile con i prodotti coltivati e raccolti nel periodo giusto, mangiare le ciliege a gennaio appaga giusto la nostra vista, ma sicuramente non la nostra bocca e tanto meno il portafoglio.

Per non parlare poi delle sostanze che vengono usate per trattare, e spingere, in serra le coltivazioni che poi ingeriamo senza nemmeno saperlo.

infine, ultimo ma non per importanza, l’impatto ambientale che ha questo tipo di coltivazione, spreco di energie , risorse e inquinamento.



E’ proprio il caso di dirlo, “si stava meglio quando si stava peggio”; bisognerebbe imparare a comprare, o tornare a comprare, solamente ortaggi e frutti di stagione.



I vantaggi sono molteplici, in primis la varietà dei prodotti reperibili mese dopo mese, non ci potremmo mai annoiare, anzi sarà da sprone per trovare sempre qualche nuova ricetta gustosa da provare. Inoltre la natura non lascia mai nulla al caso, ci dona gli alimenti giusti al momento giusto; frutti con moltissima vitamina C nel periodo invernale per combattere il freddo, molto zuccherini in autunno per re-integrare il nostro corpo dopo il caldo dell’estate e prepararlo per l’inverno, etc etc insomma perché non approfittare del miglior nutrizionista, e per di più gratis?



In questo modo, è poi possibile comprare senza impatto ambientale, a Km 0, andando ad acquistare direttamente dai produttori di zona, niente più trasporto su gomma, niente più celle frigorifere, dal produttore al consumatore. Si aiutano le piccole realtà locali, si riesce ad uscire dall’ottica della grande distribuzione, che strozza i piccoli produttori a discapito anche della qualità di quello che mangiamo. Anche il nostro portafoglio, alla fine, ne trarrà un beneficio, nessun intermediario che deve rincarare i prezzi, però non è naturalmente  pensabile poter strappare il prezzo a cui i produttori vendono alla grande distribuzione, non ci si deve aspettare un costo irrisorio, altrimenti l’azienda non potrà mai slegarsi dalla produzione intensiva.



Si deve trovare il giusto compromesso tra qualità e prezzo, l’agricoltore deve poter migliorare la sua produzione, con un occhio in più alla qualità piuttosto che alla quantità, ma deve pure poter avere un rientro economico soddisfacente per permetterselo. E’ una partita che si gioca a due, solo con qualche sacrificio da entrambe le parti si può sperare d’arrivare da qualche parte.



Vi allego i calendari stagionali di frutta e verdura, buona spesa consapevole,



Elder Carelli



Frutta



Verdura

mercoledì 13 gennaio 2010

I NOSTRI FORNITORI

MANENTI - Sergnano   -     Verdura     quindicinale
Referente: Manenti    Cadenza: quindicinale    Cert. BIO: no

GARGIONI - Bottaiano -     Carne bovina  
Referente: Andrea    Cadenza: bimestrale    Cert. BIO: no

AVICENNA –(CR) Casaletto di Sopra - http://www.avicennabio.it/ - verdura e frutta
Referente: Alessandra    Cadenza: settimanale Cert. BIO: sì

Coop.IRIS - (CR)    http://www.irisbio.com/    Pasta-Farine-Sugo pomodoro
Referente: Nadia    Cadenza: semestrale  Cert. BIO: sì

TAVAZZANI - (PV)    http://www.risodellamonsignora.it/   Riso    
Referente: Alessandra    Cadenza: semestrale     Cert. BIO: sì

PEVERI - (RE)    http://www.ciaolatte.it/    Parmigiano Reggiano  
Referente: Moira Cadenza: trimestrale (GaSpino) Cert. BIO: sì

ASTORFLEX    http://www.astorflex.it/    scarpe   
Referente: Cristina Cadenza: semestrale    Cert. BIO: -

LESCA SIMONE (PV)    Via Cascina Regina, 66 -27030 Langosco (PV)  riso-legumi-farine      
Referente: Mariese Cadenza: semestrale    Cert. BIO:  sì(solo riso e borlotti)

COOP KOALA  - Crema - www.koalacoopsociale.it - Pasta fresca
Referente: Cecilia Cadenza: semestrale    Cert. BIO: no

OFFICINA NATURAE - Rimini-  www.officinanaturae.com - Detersivi
Referente: Elisa T. Cadenza: semestrale    Cert. BIO: sì

AROMA-ZONE - Francia - www.aroma-zone.com - Cosmetici/Fai da te
Referente: Elder Cadenza: semestrale Cert. BIO: sì (non tutto)

Progetto Ragioniamoconipiedi - www.ragioniamoconipiedi.it - abbigliamento/calzature
Referente: Maria Cadenza: semestrale Cert. BIO: -

Made in NO - (NO) - www.made-in-no.it - abbigliamento intimo
Referente: Clelia Cadenza: intergas Cert. BIO: sì (EquoSolidale)

LA SIEMBRA - Crema - prodotti equomercato
Referente: Mimmo Cadenza: semestrale Cert. BIO: sì (EquoSolidale)

Panificio Astori - (BS) - prod. forno/panettoni/colombe
Referente: Alessandra Cadenza: novembre/prima di Pasqua Cert. BIO: sì

Filiera Corta Solidale - (CR)- http://www.filieracortasolidale.it/ - L'altro modo di fare la spesa
Referente: Clelia Cadenza: trimestrale Cert. BIO: sì (EquoSolidale)

BIRRIFICIO SGUARAUNDA - (BG) - http://www.birrificiosguaraunda.it/ - Birra artigianale
Referente: Andrea Cadenza: bimestrale Cert. BIO: no (solo un tipo di birra Cert. BIO)


FORNITORI CON SPACCIO DIRETTO


ALINOR - Ripalta Cremasca    http://www.alinor.it/  Latte Vegetale
Cert. BIO: sì

CANTONI- Sergnano -  Formaggi vaccini
Cert. BIO: no


Coldiretti: in vigore la prima legge su cibo a Km 0

Approvata dalla regione Veneto su iniziativa della Coldiretti, la prima legge sui cibi a Km 0, con il via libera dell’Unione Europea, è finalmente operativa. La legge consentirà di far arrivare più facilmente sulle tavole prodotti locali che non devono percorrere lunghe distanze con mezzi inquinanti.


Con il via libera dell’Unione Europea è finalmente operativa la prima legge sui cibi a chilometri zero approvata dalla regione Veneto su iniziativa della Coldiretti che ha raccolto le firme in suo sostegno. L’ aumento del costo dei carburanti incide pesantemente sulla spesa alimentare visto che ogni pasto percorre in media 1.900 chilometri prima di giungere sulle tavole e l’operatività della legge consentirà di far arrivare più facilmente sulle tavole prodotti locali che non devono percorrere lunghe distanze con mezzi inquinanti.



Il testo innovativo introduce per la prima volta - sottolinea la Coldiretti - la definizione di “prodotti agricoli a km zero” individuando caratteristiche precise ed essenziali quali: stagionalità, sostenibilità ambientale, qualità organolettiche e legame con la tradizione culinaria. In un Paese come l’Italia dove oltre l'86 per centro dei trasporti commerciali avviene su gomma e la logistica incide per quasi un terzo sui costi di frutta e verdura, la nuova norma promuovendo il consumo di prodotti locali aiuta le tasche ma anche - precisa la Coldiretti - la salute e l'ambiente in quanto riduce le emissioni di gas ad effetto serra che provocano cambiamenti climatici.



L'iniziativa - sottolinea la Coldiretti - risponde al bisogno di un numero crescente di consumatori che vuole condurre uno stile di vita attento all'ambiente e alla salvaguardia del clima anche a tavola. Dopo la pubblicazione nel BUR la normativa - continua la Coldiretti - sarà applicabile a tutti gli effetti autorizzando anche gli enti locali a promuovere l'orientamento del consumo dei prodotti di provenienza regionale in mense pubbliche, nella ristorazione collettiva e in tutti i supermercati.



Tra gli obiettivi della legge vi è la promozione del patrimonio agroalimentare regionale nei pasti di scuole elementari, istituti scolastici superiori, università, ospedali e caserme nella misura del 50 per cento, una percentuale che non discrimina il prodotto di origine extraregionale o straniera ma - sostiene la Coldiretti - valorizza le tipicità locali consentendo ai consumatori di fare scelte consapevoli, sostenibili in termini di prezzo e meno impattanti sull'ambiente.



L'articolato prevede inoltre spazi riservati agli agricoltori nei mercati rionali, che non andranno a ledere gli interessi di altre categorie, ma integreranno la gamma delle offerte stagionali ai consumatori attraverso la filiera corta. Significativa l'adozione di "menù a km zero" da parte di alcuni ristoratori che impiegano ricette a base del 30 per cento di specialità provenienti dalle campagne circostanti.



In Veneto sotto lo “slogan km zero” sono operativi 100 mercatini agricoli, una mensa ospedaliera (la seconda d'Italia) ad Adria, un circuito di 30 ristoranti che adottano menù a breve distanza utilizzando le tipicità delle campagne limitrofe e oltre 36000 pasti all'anno nelle scuole dei comuni di Vittorio Veneto , Tombolo, Galliera Veneta, Rosolina e Porto Tolle sono realizzati con prodotti locali, ma iniziative sono presenti in tutta Italia. Sono - conclude la Coldiretti - circa 500 i mercati degli agricoltori di campagna Amica presenti in tutte le province nazionali ed oltre 60mila i punti di vendita diretti delle aziende agricole dove comprare formaggi, vino, salumi, extravergine e ortofrutta del territorio.



Fonte: http://www.terranauta.it/a1715/consumo_critico/coldiretti_in_vigore_la_prima_legge_su_cibo_a_km_0.html

martedì 12 gennaio 2010

Dado fatto in casa

TUTTO NATURALE e senza glutammato e altre schifezze
RICETTA
500 g di macinato di carne
500 g di sale grosso
500 g di carote
500 g di sedano
con pochissima acqua si fa cuocere la carne con il sale e ci si aggiungono le verdure a pezzetti (o tritate), quando il composto si è asciugato si mette nel mixer e si frulla tutto. Se risultasse ancora liquido rimettere un po’ sul fuoco.
Messo nei barattoli dura circa un anno anche fuori dal frigorifero, si possono fare varianti (togliere la carne per un dado vegetale)

Provare per credere…




Paola Tramacere

Ricette ECO-risparmiose

Scrub fatto in casa:


Ingredienti:
Un cucchiaio di olio di oliva
Un cucchiaio di miele
Mezzo cucchiaio di farina di mais fioretto (quella sottile)
Miscelare tutto in una ciotolina ed ecco pronto uno scrub idratante da fare in doccia.
Variando la granulosità della farina varia anche l'azione esfoliante. Con la farina di mais normale (meno sottile della fioretto) lo scrub diventa anche "attivante per la circolazione delle gambe". Per un'azione più delicata invece si può usare la farina di grano integrale.
Ieri ho provato col sale fino al posto della farina: ottimo!

 


Latte Detergente Viso:


Se siete rimaste senza latte detergente per struccarvi provate:
Ingredienti:
Un cucchiaio di yogurt bianco
Un cucchiaino di olio (oliva/mandorle dolci/Karitè)
Un cucchiaino di miele
50 ml di acqua (o infuso malva/camomilla/acqua di rose)
Miscelare tutto, si conserva in frigorifero 4-5 giorni. Rimarrete stupite!


Apretto:


ingredienti:
Qualche granello di amido
4-5 goccie di olio essenziale trasparente (es.lavanda)
3-4 dita di acqua in uno spruzzino
Mettere il tutto nello spruzzino, agitare bene e usare al posto dell'appretto del supermercato.
L'olio essenziale deve essere trasparente per non lasciare macchie sulla biancheria.


Visto il clima, buone stirate! Ciao ciao flower

 




  Alessandra Giovannini

Gruppo d’Acquisto Solidale

La globalizzazione, lo sfruttamento indiscriminato e intensivo delle risorse, la grande distribuzione a discapito delle Piccole e Medie Imprese (PMI), le speculazioni di pochi in barba a molti, tutto questo e molto altro ci ha portato alla crisi che si sta vivendo.

Cambiare il mondo è fattibile, un’altra economia è auspicabile, ci vuole però la volontà di farlo, in primis di chi ci governa, incentivando fonti di energia rinnovabile, utilizzo di carburanti a basso impatto ambientale, investendo nella ricerca etc etc



Ma noi, nel nostro piccolo, non dobbiamo stare a guardare e sperare che tutto ci piova addosso come manna dal cielo. Ognuno di noi può, e deve, darsi da fare per far si che questo cambiamento avvenga, ad esempio attraverso un consumo critico.

Qualcuno avrà già sentito parlare dei Gruppi di Acquisto Solidale (GAS), realtà che sta prendendo sempre più piede su tutto il territorio Nazionale, tanto che anche la grande distribuzione sta studiando questo fenomeno, per capire come sfruttare anche questa opportunità.

I GAS non sono altro che gruppi di persone che si uniscono per fare acquisti collettivi, all’ingrosso, di merce che viene poi distribuita ai diversi appartenenti del gruppo. Non è richiesta nessuna quota associativa, tutto completamente gratuito, nessun obbligo ad acquistare, nessun problema ad uscire dal gruppo in qualsiasi momento. La scelta dei prodotti da acquistare, però, non è indirizzata solo al risparmio che si può avere acquistando all’ingrosso, ma c’è una ricerca accurata dei produttori da cui acquistare. Si cerca di incentivare l’acquisto dai piccoli produttori presenti sul territorio, filiera corta, con conseguente riduzione dei costi  e impatto ambientale, si prediligono aziende Biologiche e Biodinamiche, favorendo anche realtà che guardano al sociale.

Cercare piccoli imprenditori locali, rende anche possibile conoscere, e toccare con mano, tutto il processo produttivo, l’impatto che questo ha sull’ambiente e sul territorio. Inoltre aiuta queste PMI a sganciarsi dalla grande distribuzione, che riduce all’osso i ricavi per gli imprenditori, costringendoli ad abbassare i prezzi a discapito della qualità del prodotto finito. Quante volte ci siamo lamentati che le pesche non hanno nessun sapore, che non ci sono più le fragole di una volta, che le bistecche si dimezzano durante la cottura.

Andando direttamente dal produttore, invece, si bypassano i vari stoccaggi della merce, frutta e verdura non devono essere raccolte ancora acerbe, non viaggiano su strada e non vedono celle frigorifere prima di arrivare sulle nostre tavole. Dalla pianta arrivano direttamente nei nostri piatti, dal contadino al consumatore, e finalmente si torna a sentire il vero gusto della frutta e della verdura. Per non parlare poi della carne, vogliamo paragonare il sapore di un pollo cresciuto in batteria, che dopo 36 giorni di vita è già pronto per essere messo in vendita, con un pollo ruspante, libero di crescere all’aperto, mangiando sano, che arriva sulla nostra tavola a 6 mesi d’età?

Ma non solo per la qualità che ci arriva in tavola, che è nettamente superiore, ma anche l’impatto ambientale degli allevamenti intensivi è pesantissimo. Grandi concentrazioni di animali, sfruttati al massimo, sono anche un rischio sanitario, innanzi tutto per l’allevamento e quindi bisogna trattare gli animali con antibiotici che poi arrivano direttamente sulle nostre tavole, e tutti gli scarti come letame e pollina che non si riesce a smaltire senza contaminare, con Nitrati, i terreni e quindi le falde acquifere.

C’è molto altro da dire sul consumo critico, sulla decrescita felice, su come ridurre lo spreco dell’energia, su come migliorare la nostra qualità della vita con piccoli gesti quotidiani, questo articolo vuole essere solo un’introduzione alla nuova rubrica ECO-NOMIA.

Incominciate a cercare se dalle vostre parti ci sono dei GAS già attivi, http://www.retegas.org/index.php?module=pagesetter&tid=3 , contattateli e fatevi spiegare come sono organizzati, quali sono i produttori da cui si servono, quali sono i benefici ad entrare a far parte del gruppo, informarsi non costa nulla. Se invece non esistono dei GAS attivi nella vostra città, parlatene con amici e parenti, magari scoprirete che ad altri potrebbe interessare un nuovo modo di acquistare, contattate il GAS più vicino a voi e troverete sicuramente qualcuno che è disposto a darvi una mano per iniziare, anche semplicemente scambiando informazioni sui produttori dai quali si riforniscono, per iniziare a fare gli ordini con il vostro nuovo GAS, fintanto che non siete operativi voi stessi e in grado di cercarvi autonomamente i produttori che più vi aggradano.

Io sono un neo GASista, son solo pochi mesi che faccio parte di un GAS, e anche il gruppo di cui faccio parte è relativamente nuovo, ma ho trovato persone che, come me, non vogliono più stare sedute ad aspettare che le cose cambino da sole, persone che mi arricchiscono giorno dopo giorno con le loro esperienze personali. Già, perché il GAS non serve solo per fare gli acquisti, ma è anche un grande risorsa culturale e umana, ci si aiuta a vicenda scambiando le competenze, e conoscenze, che ognuno di noi porta nel gruppo come bagaglio personale.



Elder Carelli